6-7 agosto 2014 - ex Chiesa S. Francesco
MORTE E VIDA SEVERINA di Joao Cabral De Melo Neto , musiche di Chico Buarque De Hollanda
Grande successo di pubblico e di critica per il dramma popolare dello scrittore brasiliano Joao Cabral de Melo Neto MORTE E VIDA SEVERINA messo in scena dall'APiTO Marche con la magnifica regia di Marco Florio alla ex Chiesa San Francesco di Fano. L'attore Claudio Tombini, protagonista , insieme ad oltre 50 artisti hanno dato vita ad un'ora e mezza di spettacolo intenso, coinvolgente, a volte crudo, paragonabile al miglior neorealimo italiano , su una tematica, quella dei migranti, ambientata in brasile ma drammaticamente attuale in molte parti del mondo , non ultima in Italia.
Un ringraziamento particolare dell'APiTO a tutti gli attori , musicisti , cantanti e bambini ,nonche ai coristi del coro della Cappella Musicale del Duomo e del coro Canta che Ti Passa e alla scenografa-costumista Germana franceschini, che in uno spirito di volontariato ne hanno permesso la realizzazione . Si ringraziano inoltre la Fondazione Montanari, la Fondazione / novembre , La BCC di Fano , la Carifano e la ditta Nautilus per il contributo concesso.
PRESENTAZIONE
Ricordo bene, era il mese di dicembre del 1969 …....... la mia tesi di laurea in Filosofia della religione, dal titolo “La Chiesa dei poveri” era a buon punto. Con don Paolo avevo lavorato molto intensamente alla parte finale, impegnando il tempo tra letture di libri, di documenti riservati, tra viaggi in Toscana, Umbria, Veneto e interviste e riflessioni. Il quarto capitolo “Presenza della Chiesa dei poveri nel mondo - La Chiesa Brasiliana”era veramente interessante, forte, provocatorio e profondamente autentico. Il mio relatore, Prof. Italo Mancini dell'Università di Urbino, l'aveva letto e interamente condiviso e aveva detto: “andiamo avanti”, pur riconoscendo la necessità di concedere l'anonimato a testimonianze di persone che in Brasile avrebbero potuto correre seri pericoli, stante la dittatura militare. Io ero molto orgoglioso del lavoro fatto e don Paolo era felice per la sua collaborazione rivelatasi preziosissima. Il tempo stringeva e la comunità di Salvador Bahia stava richiamando a gran voce don Paolo in Brasile. Io dovevo completare la mia tesi, batterla a macchina e presentarla in tempo per discuterla nel mese di febbraio 1970. Decidemmo che con ulteriori dieci pagine la tesi di laurea poteva dirsi conclusa. Successe allora un fatto nuovo e, per me, assolutamente imprevedibile. Tra Natale e Capodanno, don Paolo mi disse, dopo aver sottolineato la soddisfazione per il lavoro che avevamo fatto insieme, “ ti faccio un regalo; è per te e per la tua tesi. Ti regalo la traduzione in italiano del dramma brasiliano Morte e Vita Severina, che ho curato negli ultimi tempi. Allegata alla tesi starà benissimo”. E fu così. Fu veramente il coronamento lirico di un lavoro difficile e impegnativo. La traduzione di don Paolo, che traduttore non era, ma persona dotata di grandissima sensibilità e umanità, certamente sì, è stata dunque la prima in Italia e conserva ancora oggi tutta la sua dolcissima drammaticità con quel linguaggio, a volte fuori dal tempo, a volte ai confini del paradosso, che continua ancora ad affascinarmi ed emozionarmi. Così, dopo quarantacinque anni, è giunto il momento, e l'occasione è giusta e appropriata, che io faccia due cose, dedicare la mia tesi di laurea a Don Paolo e, dopo averla custodita per tanto tempo, regalare la traduzione di Morte e Vita Severina all'Associazione Apito perché ne faccia buon uso, nel ricordo di don Paolo, negli anni a venire. Fano, luglio 2014 Nembo Cassano
Morte e Vida Severina (Auto Natal Pernambucano). Editora Sabiá 1969 - Rio de Janeiro, Av. Nossa Senhora de Copacabana.
La prima traduzione italiana del dramma è stata curata da padre Paolo Tonucci nel 1969, che così la presentava: “ ll dramma di Severino, l'emigrante che, per cercare una nuova sistemazione e per sfuggire alla morte che regna nell'interno, lascia la sua terra e va verso il mare, è l'immagine del dramma in cui si dibatte il Brasile. Pur trovandosi in una situazione di fame e di miseria, i Brasiliani non si stancano di lottare per dare un senso alla propria esistenza e per riscattare la propria dignità. Purtroppo, come per Severino, anche per tutti i Brasiliani, il cammino non è facile. Molte volte si trovano di fronte a enormi difficoltà: soprattutto il capitalismo nord americano ed europeo che non vuole mollare un così ricco paese, così facile da sfruttare. Attualmente il cammino è rallentato e intralciato dalla dittatura militare, che in accordo con la CIA e il capitalismo internazionale sta spegnendo ogni anelito alla libertà e ad una visione umanistica, conservando quella fame, quella miseria e quell'ignoranza che sono un attentato contro ogni uomo e il presupposto necessario per il mantenimento dello “status quo”. I Brasiliani, pur in questa terribile situazione, continuano ad avere una speranza, una fede che qualcosa possa cambiare, che giungano giorni migliori. Questo lavoro vuole essere un omaggio a tutti quei Brasiliani che, con la guerriglia e con l'opera di educazione, lottano per porre le basi di una nuova società e ci insegnano a “sperare contro ogni speranza” (Rom. 4, 18).”
Padre Paulo Tonucci - Salvador Bahia 1969
João Cabral de Melo Neto (Recife, 9 gennaio 1920 – Rio de Janeiro, 9 ottobre 1999) E’ stato un poeta e diplomatico brasiliano. Vedeva la poesia con un forte rigore estetico, priva di confessioni del poeta tra le rime e in modo del tutto innovativo in Brasile. La sua dunque è poesia non emotiva, ma cerebrale fatta di linguaggio ricercato e pensiero. Fratello dello storico Evaldo Cabral de Melo, cugino del poeta Manuel Bandeira e del sociologo Gilberto Freyre, fu amico del pittore Joan Miró e del poeta Joan Brossa. Nel 1967 ha scritto Morte e Vida Severina con cui nel 1968 ha vinto il Festival Intrenazionale di Teatro a Nancy (Francia). Il 15 agosto del 1969 fu eletto all'unanimità alla Accademia Brasiliana di Lettere. Nel 1990 vince il Premio Camões. Negli ultimi anni di vita (esattamente dal 1996) è stato un forte candidato per il Premio Nobel per la Letteratura.
Chico Buarque de Hollanda (Rio de Janeiro, 19 giugno 1944) E’ un cantante, compositore e scrittore brasiliano. Chico Buarque proviene da un ambiente familiare intellettuale; suo padre, Sergio Buarque de Hollanda, è stato uno storico e sociologo noto e apprezzato. Bambino studioso, con un precoce talento per la musica e la scrittura, Chico è uno dei più noti autori ed interpreti della bossanova, insieme a Vinicius de Moraes, Joao Gilberto e Tom Jobim, e della MPB, la Musica Popular Brasileira. Nel 1967 ha musicato il poema Morte e Vida Severina. Il suo crescente impegno politico contro la dittatura militare lo porta all'arresto nel 1968, cui segue un esilio auto-imposto in Italia nel 1969. Chico torna in Brasile nel 1970 e sfrutta la sua fama e la sua abilità di compositore per protestare contro la dittatura.
PROTAGONISTI
Interpreti: Claudio Tombini, Lorenzo Alessandrini, Marina Bragadin, Giuseppe Esposto, Tiziana Gasparini, M.Cristina Giommi, Marco Labbate, Alessandra Losacco, Enrico Magini, Olga Matsyna, M.Grazia Mea, M.Cristina Nicolini, Valentina Tomassoni
Musicisti: Marco Poeta, Luca Nicolini, Alberta Rocco, Enzo Vecchiarelli
Maestro musicale: Stefano Baldelli
Scene e costumi: Germana Franceschini
Regia: Marco Florio
Service audio e luci:Accademia della Musica e Spettacolo Giuseppe Verdi
Con la collaborazione:
del Coro della Cappella Musicale del Duomo di Fano: Marco Bartolini, Fabiana Bocchini, Sara Bonci, Monica Brunello, Francesca Magini, Rodolfo Meletti, Rachele Puglisi, Paola Prinzivalli, Sara Selandari, Federica Siviero, Elena Vitali,
del coro Canta che ti passa: Olga Bruno, Franca Gaspari, Gabriella Lorenzi, liliana Lucci, Teresa Maselli, Costanza Moriconi, Marta Orazi, Goffredo Panunzi, Luigi Paolinelli, Tiziana Perugini,
e di Francesca Agricola, Camilla Comodini, Michela Florio, Anna Patrizi, Maria Patrizi, Alessandro Pedini, Anna Rondina, Francesco Rondina, Rebecca Ruscitti, Tommaso Ruscitti, Jacopo Serafini, Giacomo Vitali, Lorenzo Vitali