Il Progetto Adozioni a distanza "Agata Smeralda", con base a Firenze, ebbe in Paolo un convinto sostenitore. Le sue riflessioni sul tema sono una traccia che egli ha lasciato per lo svolgimento di questo servizio, profondamente evangelico. Per il Natale, Paolo aveva preparato questo scritto, che fu pubblicato su "Toscana oggi" il 25 Dicembre 1994.
"Andarono dunque senza indugio a trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino, che giaceva nella mangiatoia" (Lc 2, 16). Da duemila anni noi cristiani ricordiamo l'incontro di un gruppo di poveri pastori, gli emarginati dell'epoca, con il Figlio di Dio, venuto da poco alla luce, nella mangiatoia di Betlemme.
I pastori, ascoltando la voce dell'angelo, lasciarono il loro accampamento, la propria sicurezza, per ricevere un bambino... In quel tempo doveva essere uno scandalo per i ben pensanti che il Salvatore del mondo venisse in mezzo agli uomini, come un bambino, nuovamente uno che non contava, un emarginato.
Dopo duemila anni, noi ricordiamo il Natale con musiche melodiose, in chiese riscaldate e illuminate, tra il lusso delle pellicce, dopo aver speso soldi in regali inutili, comprati in negozi addobbati per il Natale... e non ci accorgiamo che il Bambino Gesù non è lì.
Perché anche oggi lui è un emarginato dalla società, ricusato dai cittadini per bene (come un emigrante, un extra comunitario), perseguitato dai potenti come lo fu da Erode. Celebrare il Natale non vuol dire ricordare solo un fatto del passato, commuoverci per il freddo e il gelo patiti allora dal Bambino Gesù, perché Gesù continua a morire di freddo e di fame in Bosnia, negli accampamenti palestinesi, di Aids e di fame in Africa, di denutrizione e di sterminio in America Latina.
Celebrare il Natale vuol dire ripetere il gesto dei pastori, che vanno alla ricerca del Bambino per portargli dei doni. E come allora bisognerà avere il coraggio si ascoltare la Parola di Dio, uscire dalla propria comodità, dalla propria sicurezza, dal proprio "accampamento", per cercare Gesù dove si trova.
Si tratterà di fare un gesto di bontà, che coinvolge la nostra vita, che richiede una rinuncia, un sacrificio - per portare un po' di gioia, un po' di speranza a chi non conosce né gioia né speranza. Vi possiamo garantire che anche voi ritroverete una maggiore gioia e speranza, perché tutte le volte che un atto di bontà viene fatto qualcosa migliora in noi e intorno a noi.
Voi che appartenete alla grande famiglia degli adottanti a distanza, pensate sempre che ogni aiuto che date a un bambino perché abbia una buona alimentazione, un nuovo vestitino, un sorriso gioioso, è un aiuto che date a Gesù, ripetete il gesto dei pastori, fate e celebrate il vero Natale.
Un Natale forse diverso da quello che ci è proposto dalla società dei consumi, ma un Natale vivo, vero, perché sarà un incontro con Gesù vivo nei fratelli.